Nel chiostro delle geometrie X

TEARC Laboratorio di Teatro/Architettura

Performance, arte, architettura, laboratori

4 novembre 2023
Inaugurazione installazioni Vivaio del Malcantone ore 16.30
Installazioni/performance Chiostro di Sant’Ambrogio all’interno di Ditta Artigianale ore 19.30

5 novembre 2023
installazioni Vivaio del Malcantone ore 17.30
Performance Vivaio del Malcantone ore 19.00

Teatro Studio Krypton celebra il decennale di TEARC Laboratorio sperimentale di teatro/architettura e del progetto NEL CHIOSTRO DELLE GEOMETRIE con le performance e le installazioni di otto giovani artisti.

Daniele Carcassi, Benedetta Danti, Timoteo Hansson Carbone, Federico Langone, Elisa Pietracito, Claudia Sicuranza, Francesca Kezich presentano opere site specific accolte al Vivaio del Malcantone e nel Chiostro di Sant’Ambrogio all’interno di Ditta Artigianale

Con 10 anni che sembran pochi 2014-2023, un ricco programma, Teatro Studio Krypton celebra il decennale della fondazione del laboratorio permanente TEARC Teatro/Architettura, nato nel 2014 in collaborazione con il Dida – Dipartimento di Architettura  dell’Università di Firenze, e della rassegna Nel chiostro delle geometrie.
Nel Chiostro delle geometrie e TEARC hanno definito un composito progetto pensato in forma aperta, che si è avvalso della direzione artistica di Giancarlo Cauteruccio e di quella scientifica di Carlo Terpolilli, e che in tutti questi anni ha affiancato alla cospicua attività formativa, destinata agli studenti, un importante calendario di proposte artistiche e culturali. Questo ha permesso ai cittadini di accedere, negli anni, a un luogo segreto e di grande fascino quale è il complesso di Santa Verdiana, storica sede del Dida allocata nel quartiere di Sant’Ambrogio.
Notevole è stata la frequentazione del pubblico alle varie edizioni grazie all’ospitalità in quegli spazi di nomi di spicco del panorama artistico e culturale nazionale. Da artisti visivi a critici, da architetti a filosofi, da attori a musicisti, da poeti a danzatori, in un’ottica di interdisciplinarietà e di attenzione ai linguaggi contemporanei che ha sempre contraddistinto le scelte della direzione artistica. Tra questi nomi si citano: Achille Bonito Oliva, Francesco dal Co, Stefano Arienti, Alfredo Pirri, Bruno Corà, Maurizio Donadoni, Antonio Infantino, Davide Rondoni, Stefano Catucci.
Nell’edizione dell’anniversario 2023, “10 anni che sembran pochi 2014-2023”, Krypton coinvolge il collettivo Eterotopie e chiama a raccolta otto giovani artisti: Daniele Carcassi, Benedetta Danti, Timoteo Hansson Carbone, Federico Langone, Elisa Pietracito, Claudia Sicuranza, Francesca Kezich. Autori che realizzano lavori site specific che vanno dalle performance musicali alle installazioni di opere scultoree e fotografiche, e mettono in atto un processo di partecipatory design, frutto di incontri e confronti che favoriscono interazioni e connessioni fra le varie azioni, preservando comunque l’individualità di ciascun protagonista. Gli artisti adottano nella produzione un approccio di sostenibilità e fattibilità sia ambientale che economica, prediligendo il riuso di materiali di riciclo.
“10 anni che sembran pochi 2014-2023”, con la curatela di Massimo Bevilacqua e la direzione artistica di Giancarlo Cauteruccio,si inaugura il 4 novembre alle ore 16,30 al Vivaio del Malcantone. I lavori dislocati nei vari spazi del Malcantone sono visitabili nei giorni 4 e 5 novembre, mentre il 4 sera dalle ore 19,30 il chiostro dell’ex convento di Sant’Ambrogio, all’interno di Ditta artigianale, accoglie un segmento del programma espositivo e performativo.

Ingresso libero

10 anni che sembran pochi 2014-2023 è realizzato da Teatro Studio Krypton con il contributo di Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, in collaborazione con DIDA, Ditta Artigianale ed Eterotopie

Vivaio del Malcantone, via del Malcantone, 15 Firenze
Chiostro di Sant’Ambrogio all’interno di Ditta Artigianale Piazza Sant’Ambrogio Firenze

Elisa Pietracito, Benedetta Danti
GRIGIO CEMENTO
NON FISSARMI
Installazione ambientale
Rami, cartapesta, gesso, calcinacci

4 – 5 novembre – Vivaio del Malcantone e Ditta Artigianale

Mimetizzate tra il grigio del cemento della città, le piante mutano il loro colore per confondersi con l’ambiente circostante, come fanno molte specie animali per sfuggire ai predatori. Un tentativo di nascondersi dalla mano dell’uomo.
Rivestite di scarti domestici, delle scatole ammassate ai lati delle strade, diventano feticci di sé stessi, copie imperfette di muri e pavimenti.
Emergono dai detriti dell’incuria, dell’abbandono del cantiere che genera vita.
L’opera si compone da un’installazione diffusa realizzata da rami rivestiti di cartapesta, sostenuti da calcinacci e detriti.

Elisa Pietracito e Benedetta Danti sono due artiste visive incontratesi tramite gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. La loro ricerca si unisce nell’interazione che lo sguardo umano mostra verso la natura (e viceversa!) rivelando punti di vista inediti nella relazione col paesaggio.
Nata nel 1998 a Borgo San Lorenzo (Firenze), Elisa è laureata in Decorazione e successivamente Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Firenze. Nei suoi lavori, realizzati con materiali organici e di recupero, indaga le relazioni esistenti e possibili tra uomo, natura, società e sostenibilità, svelando le trame che li connettono gli uni con gli altri.
Nata a Firenze nel 1994, Benedetta è laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove sta proseguendo gli studi in Curatela Artistica. La sua ricerca poliedrica spazia da una visione teorica concettuale all’interesse verso il mondo naturale che si interseca nello spazio della città.

Claudia Sicuranza
FUTURO PRIMITIVO
installazione fotografica

Assistente: Camilla Cattabriga
Performer: Gaia Altucci, Elena Bastogi, Filippo Bettarini, Chiara Cor, Linda Sabatini, Matteo Sapienti, Valentina Speranza

4 – 5 novembre – Vivaio del Malcantone

“Come abitare la natura in un mondo snaturato?”
(Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, 1818)

Per gran parte della storia umana abbiamo abitato la natura in equilibrio con l’ambiente circostante, senza muri, senza confini, senza proprietà private. Il progetto propone di immaginare e sperimentare un nuovo, ma in realtà molto antico, modo di abitare. Un’inversione di rotta per tornare verso il selvaggio, quindi ripensare ogni dinamica e ogni aspetto della nostra realtà, riponendo maggiore fiducia nel nostro intuito e affidandoci ai nostri istinti, ristabilendo quell’equilibrio che è andato distrutto dopo migliaia di anni di controllo e addomesticamento dato dalla civilizzazione e dal progresso tecnologico. Un nuovo abitare che parte da un’analisi e rilettura profonde della società in cui viviamo, un “futuro primitivo”: termine coniato da J. Zerzan che vorrebbe proporre la riconquista di una libertà primordiale ispirata a un modello di vita preistorico.
Riflettendo su tale tematica, ho nascosto quattro fototrappole in una porzione di bosco dove ho invitato sette performer a viverne lo spazio per tre giorni. Il fototrappolaggio è una tecnica sviluppata nei primi decenni del ‘900 che rende possibili una serie di studi non invasivi sugli animali selvatici riguardo le abitudini individuali e l’utilizzo dell’habitat. Le immagini vengono scattate ogni volta che il sensore rileva un movimento a una determinata distanza.
Il progetto vuole invitarci a riflettere sulla possibilità di ritornare a vivere nell’essenzialità, sfidando i confini della civilizzazione e del progresso tecnologico. Resta aperta la domanda se saremo mai realmente in grado di realizzare questa visione all’interno dei presupposti della nostra società contemporanea.

Fotografa e direttrice della fotografia, nasce a Fiesole (FI) nel 1993.
Fin da bambina frequenta l’ambiente artistico girando i festival di artisti di strada con il padre trampoliere.
Nel frattempo, inizia a sperimentare un proprio linguaggio tramite la fotografia che perfeziona grazie agli studi presso la LABA (Libera Accademia di Belle Arti, corso di fotografia).
In seguito decide di dedicarsi al cinema e iniziare gli studi cinematografici al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (2018-2020).
Attualmente vive a Roma dove lavora come direttrice della fotografia, operatrice e fotografa.
Dal 2019 cofondatrice e creative director della rivista semestrale Eki magazine.
Nata a Firenze nel 1994, Benedetta è laureata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove sta proseguendo gli studi in Curatela Artistica. La sua ricerca poliedrica spazia da una visione teorica concettuale all’interesse verso il mondo naturale che si interseca nello spazio della città.

Daniele Carcassi
TERRA QUADRA
installazione performativa per sintetizzatore e due totem di altoparlanti

4 e 5 novembre – Vivaio del Malcantone

Il Totem in antropologia è considerato un’entità naturale o soprannaturale; in alcune tribù nordamericane, si intagliano e decorano tronchi d’albero in modo da raffigurare una serie di totem sovrapposti, così da formare dei “pali” di totem.
Il Totem di altoparlanti è un particolari sistema di diffusione sonora ideato da Daniele Carcassi che, prendendo spunto dalla tradizione acusmatica, compone delle colonne di altoparlanti che influenzano e colorano in base alle proprie caratteristiche, sottolineando e spazializzando i materiali sonori che singolarmente riproducono. Grazie alla particolare disposizione degli speaker si ottiene una diffusione omogenea ed immersiva: quello che sentiamo davanti ad un totem potrebbe essere diverso da quello che sentiamo dietro.

TERRA QUADRA è una installazione performativa che fa parte del ciclo di opere che utilizzano il sistema di Totem di altoparlanti; queste opere sono modulabili e adattabili a differenti constesti, entrando così in contatto con lo spazio e le dimensioni ospitanti.
In questo caso TERRA QUADRA si compone di due totem, posti in luoghi separati tra loro, che dialogano entrando in relazione con le altre installazioni visive presenti nei dintorni, unendosi a loro attraverso un contrasto e/o parallelismo sonoro, fondendosi con l’ambiente e creando una diffusione rituale sull’attraversamento dello luogo.
Oltre alla situazione installata emergerà un momento performativo dove, il musicista utilizzerà un sintetizzatore modulare per una improvvisazione elettroacustica che sfrutterà come diffusione e spazializzazione dei suoni in tempo reale proprio i totem presenti.

Daniele Carcassi si occupa di performance dal vivo, improvvisazione, musica acusmatica e sound art: lavora principalmente attraverso l’uso di sintetizzatori analogici e modulari, elaborazioni digitali, musica preesistente e field recordings.
Ha studiato Musica Elettronica e Sound Design al Conservatorio di Bologna, laureandosi in entrambi i corsi con 110L e occupandosi principalmente di composizione elettroacustica, live performance e installazioni sonore.
Ha ricevuto due commissioni da La Biennale di Venezia (2021 e 2022), con cui ha collaborato come tutor per Biennale College Musica per le categorie Experimental Performer, Site Specific Installation, Radio Works. Attualmente collabora con la sezione Biennale Educational tenendo incontri e laboratori di musica elettronica e sperimentale.
Particolarmente interessato all’improvvisazione, ha suonato tra improvvisazione libera e conduction con Alvin Curran, Francesco Giomi, Elio Martusciello, Alessandro Sbordoni, Giorgio Magnanensi. È membro di Minus – Collettivo di Improvvisazione, e di Polymorphism – Ensemble di improvvisazione con conduzione.È stato fondatore di SDG, laboratorio di improvvisazione musicale, e di ECB~, collettivo bolognese orientato ai nuovi linguaggi musicali.
La sua musica è stata pubblicata da etichette discografiche come Slowth Records, Biodiveristà Records, Tempo Reale Collections, Switch Music, De Rio, Fango Radio Edition.
Porta avanti una ricerca sull’interazione tra installazioni sonore, sound art e musica post-acusmatica, lavorando ad un sistema personale di Totem di altoparlanti, che si è per ora concretizzato in due installazioni sonore (NUOVA TERRA e EXCITER) e una performance sperimentale (TERRA QUADRA).
Nel campo della musica acusmatica ha eseguito brani sull’Acusmonium a Parigi (GRM), Firenze (Motus), Bruxelles (Influx), Milano (Audior).
Nelle relazioni tra corpo e suono collabora con il coreografo e performer Andrea Zardi nel progetto ECHEA, ricercando e sviluppando un linguaggio visivo e uditivo tra danzatori e suoni prodotti dal corpo. Insieme all’associazione culturale La Mosca, porta invece in scena uno spettacolo di improvvisazione ispirato ai corpi motori, insieme alla performer Maria Durbà e al clarinettista Pierluigi Fantozzi.
Cura il programma radiofonico mensile Superfici Sonore in onda su Fango Radio.

Francesca Kezich
FATA MORGANA
gruppo scultoreo
rami e radici, acrilico, cera d’api, paraffina, tessuto, calza di nylon

4 -5 novembre – Vivaio del Malcantone

Spesso accade che la percezione della realtà circostante venga preceduta da una conoscenza preveggente. Il momento di fruizione di un oggetto per esempio, non corrisponde all’effettiva presenza vitale di questo quanto piuttosto alla sua usuale definizione, significato e funzione. Come dunque far combaciare il momento di percezione con il momento di manifestazione del fenomeno? E come liberare l’evento del fenomeno dalla sua identità riconoscibile e convenzionale per farlo respirare di vita propria?
Nella danza giapponese butoh, un concetto che spesso viene ribadito è quello di “occhi di cristallo”, o “occhi piccoli” (Suishou-no-Me) ossia socchiudere le palpebre al fine di offuscare la visuale nitida. In questa particolare condizione le forme diventano irriconoscibili, si annebbiano e si liberano così dalle loro significazioni.
Il seguente gruppo scultoreo dal titolo Fata Morgana, intende destrutturare, riformulare e rivitalizzare lo spazio attraverso la proposta di una visione allucinata all’interno del Vivaio del Malcantone. Si tratta di creature anfibiche ed embrionali che oziano e giacciono su dei trapezi che ricordano gli acrobati di un circo decadente. Data la scarsa illuminazione dello spazio, queste entità informi si intravedono quanto basta per percepirne la presenza. Ecco che le questi circensi tragicomici appaiono come corpi danzanti o creature sensuali che languidamente si accasciano nella loro pura presenza.
Fata morgana è il nome del fenomeno dell’allucinazione visiva che i beduini sperimentano durante le transumanze nel deserto. Lo spettatore viene dunque invitato a perdersi ed abbandonarsi alla visione di un miraggio, un’oasi che appare all’improvviso in una vita quotidiana sempre più desertica: un luogo liminale dove le cose tornano a fluire libere nelle loro immanenti ed infinite possibilità d’essere.
L’intenzione è quella di indagare nuove modalità di sguardo al fine di rivelare visioni, narrazioni e linguaggi alternativi immergendo la coscienza nello spazio e nel tempo della pura percezione visiva.

Francesca Kezich nasce nel 1995 a Bolzano. Terminato il liceo artistico, si trasferisce a Firenze dove si diploma in scenografia teatrale presso l’Accademia di Belle Arti con una tesi sulle Baccanti di Euripide dal titolo La tragedia della danza. Successivamente si iscrive al biennio di Nuovi linguaggi Espressivi-Scultura che le permetterà di trasferirsi ad Atene, in Grecia, dove attualmente vive e lavora come artista indipendente. Qui, insieme ad altr* artist* con cui condivide le stesse esigenze creativo-esistenziali, fonda un collettivo autogestito con cui sviluppa progetti socio-culturali volti al coinvolgimento della scena artistica indipendente della città.
Il suo lavoro si basa principalmente sulla creazione di opere scultoree e performance di danza butoh. Attraverso queste due pratiche artistiche, l’artista mira alla destrutturazione della percezione visiva quotidiana per proporre nuove dimensioni spazio-temporali che soggiacciono nella realtà risvegliando così una coscienza più sensibile ed attiva rispetto al mondo.

Federico Langone
NON ABITUARSI AL BUIO
installazione partecipativa
tappeto vegetale, terra, argilla bianca, videoproiezione

4 – 5 novembre – Vivaio del Malcantone

“Non Abituarsi al Buio” è un’opera installativa concepita per stimolare la percezione sensoriale e l’esperienza contemplativa del pubblico. L’opera si sviluppa all’interno di uno spazio predisposto, come una stanza o un’area all’aperto, dove viene collocata una sagoma umana realizzata con un tappeto vegetale. Questa sagoma umana rappresenta il punto focale dell’opera.
L’obiettivo principale è consentire al pubblico di esplorare la percezione sensoriale al di là della vista, incoraggiandoli a contemplare ciò che non è immediatamente visibile ma può essere percepito attraverso altre modalità sensoriali.
Una sagoma umana realizzata con un tappeto vegetale è posizionata nel centro dello spazio. Questa sagoma vuole mettere in contatto tutti i sensi e tramite l’abbando del corpoa si invita il pubblico a riflettere sulla propria esistenza e percezione.
Una proiezione video illumina la sagoma rivelando la vita che si cela sotto la superficie e invita a riflettere sulla dualità tra ciò che è evidente e ciò che è nascosto.
Il pubblico è invitato a sdraiarsi sulla sagoma umana per fruire l’opera da diverse prospettive, consentendo alla loro percezione di andare oltre la vista e connettendosi con l’ambiente.
L’opera invita il pubblico a riflettere sulla nostra propria percezione del mondo, incoraggiando la consapevolezza delle sottili sfumature che spesso sfuggono alla vista ma che comunque ci influenzano profondamente come adesempio l’ambiente che ci circonda. Ciò simbolizza il concetto di andare oltre l’apparenza e scoprire la bellezza nascosta e la profondità della vita.

Studente dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze.
Nato a Firenze l’8 giugno 1997, dopo aver frequentato il Liceo Artistico Leon Battista Alberti di Firenze, si iscrive nel 2018 all’accademia delle Belle Arti. Nel 2019 partecipa alla Fiera internazionale della ceramica di Montelupo, collaborando con l’artista Claudia Losi e Salvatore Arancio alla realizzazione delle loro opere. Tale esperienza è documentata nel catalogo “Il colore interiore. Cromatismi e apparenze della ceramica contemporanea” a cura di Matteo Zauli (all’insegna del Giglio, Firenze).
Nel 2021 prende parte al progetto ” Artisti in vetrina”, realizzando il catalogo “Pagine” (Associazione Culturale “LiberaMente” Roma. Nello stesso anno è a San Quirico Dorcia insieme ad artisti provenienti all’accademia dell belle arti di Carrara, Brera, Bologna e Firenze, collaborando alla mostra “Scultura a palazzo… a riveder le stelle… Omaggio a Dante Alighieri” organizzata in occasione dell’iniziativa “La forma del verde”. L’opera esposta viene acquisita dal Comune di San Quirico d’Orcia ed è attualmente esposta presso le sale comunali. Sempre nel 2021 partecipa a “Le vie della forma” (Vicchio del Mugello), progetto curato da Cristian Biasci e Giandomenico Semeraro.

Timoteo Hansson Carbone
RICERCARE IN STRUTTURE CIRCOLARI
live performance

4 novembre – Chiostro di Sant’Ambrogio (Ditta Artigianale)

“Ricercare in Strutture Circolari” è una performance che si propone di abitare il Chiostro di Sant’Ambrogio, dehors della Ditta Artigianale di Piazza Sant’Ambrogio, come concerto elettro acustico site specific. Il concerto ripropone suoni modificati elettronicamente e performati dal vivo di strumenti antichi come il portativo, la bombarda, la dulciana, la cetra mandola, il regale e la viola da gamba. Questi suoni faranno parte di un ricercare, una improvvisazione circolare che con i suoi due poli massimi, incorporati da due altoparlanti in emissione indiretta andranno ad interfacciare il proprio linguaggio interiore, fatto di sfere, con l’architettura dello spazio performativo.

Musicista, compositore e artista sonoro italo svedese. Laureato come studente bachelor al Conservatorio
di Rotterdam (CODARTS), studiando composizione con Peter-Jan Wagemans e musica elettronica con
René Uijlenhoet.
Nel 2020 si laurea come studente master alla Accademia e Conservatorio Reale dei Paesi Bassi (KABK,
KONCON), esplorando le connessioni tra arte visiva e musica.
Crea performance e installazioni per festival, musei e istituzioni tra cui Stedelijk Museum, Gaudeamus Muziekfestival, Boijmans Museum, Van Abbemuseum, Tempo Reale, Fabbrica Europa, Romaeuropa Festival, Rewire Festival e Bijloke Musikcentrum.
Dal 2021 è membro della compagnia YoY Performing Arts, con Emma Zani e Roberto Doveri, creando progetti di danza e musica contemporanea premiate e riconosciute da svariati istituzioni e circuiti, tra cui 1° Premio Prospettiva Danza Teatro 2023, Anghiari DanceHub, Network Anticorpi XL e il progetto di internazionalizzazione Crossing the Sea.

con il contributo di